Ogni giorno nel nostro lavoro abbiamo a che fare con il movimento. I movimenti volontati richiedono un grosso lavoro di integrazione tra aree motorie della corteccia, informazioni visive, propriocettive e di altra natura. L’argomento è vastissimo ma proveremo ad essere brevi.
– Prima di tutto i movimenti volontari sono organizzati in funzione dello scopo. E’ quindi ben diverso per esempio chiedere ad un paziente di alzare il braccio oppure dirgli di prendere il cappello appeso al muro. Il gesto appare simile, ma le aree attivate molto diverse.
– L’efficacia dei movimenti volontari aumenta con l’esperienza e l’apprendimento.
Già con queste due informazioni pensiamo al nostro paziente medio: sarebbe cosa buona fargli effettuare dei movimenti con degli scopi ben precisi e soprattutto con un’attenzione massima. Quanto possono valere gli esercizi dati a casa se il paziente li fa mentre guarda la televisione?
La corteccia motoria primaria controlla le caratteristiche elementari del movimento, semplificando al massimo potremmo dire che mette in relazione le aree premotorie e il midollo e da questi riceve continuamente informazioni.
Negli ultimi anni molte scoperte sono state fatte sul movimento e sulla sua organizzazione. La corteccia motoria non dovrebbe più essere considerata come una semplice mappa del corpo, a livello della quale muscoli o articolazioni sono rappresentati in siti adiacenti.
Al contrario i singoli muscoli e le singole articolazioni sono rappresentati ripetutamente e queste rappresentazioni formano un mosaico complesso in base al quale la corteccia è in grado di organizzare movimenti orientati allo scopo da eseguire.