Già culture e filosofie antichissime affermavano l’unicità del corpo e la relazione intima non solo tra corpo e mente ma anche tra zone differenti del nostro apparato muscoloscheletrico. Oggi la scienza e i nuovi mezzi di indagine confermano tali relazioni. Si sa per esempio che un problema al fegato potrebbe dare dolore anche alla spalla destra oppure che una limitazione di movimento della caviglia potrebbe risultare in un dolore di ginocchio.
Una di queste relazioni é appunto quella tra spalla e anca o tra spalle e anche.
Pensiamo un attimo a quando portiamo in alto il braccio per prendere qualcosa dallo scaffale.
É un gesto che facciamo talmente in automatico che non ci accorgiamo di quanto complesso sia in realtà. Per raggiungere un oggetto molto in alto dobbiamo infatti alzare lo sguardo per giardarlo e portare la gamba o le gambe indietro per fare un’estensione della colonna vertebrale lombare e dorsale. La colonna dorsale a sua volta permetterà alla scapola di spostarsi indietro ed aiutare il braccio ad alzarsi. Sembra facile no?
Cosa succede peró se uno degli ingranaggi rallenta o perde mobilità? Ci sono due possibilità in genere: o il corpo riesce a compensare senza dare problemi oppure una delle zone va in sovraccarico proprio per compensare quella meno mobile ed il dolore ne é spesso la spia di allarme.
Immaginiamo una partita di calcio. Se solo uno degli undici giocatori esce dal campo tutti gli altri 10 dovranno faticare di piú per sopperire alla sua mancanza, col rischio di infortunarsi. La stessa cosa capita al corpo: se per esempio una anca perde la mobilità o la colonna lombare diventa piú rigida una spalla potrebbe dover fare un lavoro maggiore fino ad infortunarsi.
Osservare e valutare la persona dal punto di vista osteopatico, olistico o globale che dir si voglia significa proprio questo. Significa cercare l’anello debole della catena per poter poi favorire un movimento fluido, senza zone in sovraccarico.